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giovedì 13 ottobre 2011

Calabria. Misteri Templari a Castrovillari.

La Calabria non è solo buona cucina e splendido mare. Ogni luogo della Calabria nasconde uno scrigno di storia, arte e cultura, ma anche di straordinarie leggende e misteri ancora irrisolti.


"Nel 1070 un gruppo di monaci provenienti dalla Calabria aveva raggiunto la foresta delle Ardenne, proprieta'di Goffredo di Buglione. Essi ottennero la protezione della duchessa Matilde di Toscana, madre di Goffredo di Buglione. Ella donò ai monaci un vasto appezzamento di terreno su cui sorse l'abbazia di Orval.Dopo qualche decennio quei monaci scomparvero misteriosamente.Tra di essi pare ci fosse Pietro l'Eremita. I monaci, successivamente furono segnalati a Gerusalemme, probabilmente presso l'abbazia di Nostra Signora di Sion, per organizzarvi un congresso segreto diretto da un misterioso vescovo proveniente dalla Calabria..".In realta' il fantomatico priorato di Sion, fu fondato nel 1956 da Pierre Plantard che basò tutte le sue teorie sulla falsificazione di pergamene depositate a Parigi sotto uno pseudonimo e che gli autori Leigh, Baigent e Lincoln, usarono per scrivere il loro libro "Il Santo Graal". Plantard fu denunciato, la sua casa fu perquisita e durante l'interrogatorio ammise che si era inventato tutto di sana pianta, Priorato di Sion compreso, tuttavia negli antichi annali dell'Abbazia di Orval, pergamene autentiche attestano che i monaci che la fondarono provenivano da una città della Calabria Citra lungamente assediata, intorno al1070, da parte del conte Ruggero il Normanno.In quel periodo i Normanni stavano conquistando la Calabria Citra: nel 1064 presero Cosenza, l'anno dopo Rossano, mentre già dal 1049 era stato preso Sant'Antonio Stridulo, allora Casale di Castrovillari, ora luogo ove sorge Spezzano Scalo. L'unica città che subii un lungo assedio fu probabilmente Castrovillari, al nord della Calabria Citra, strategicamente importante perché situata sull' antica via romana Popilia-Annia, unica via di comunicazione fra la Sicilia e il resto dell'Italia, attraverso la Calabria. Dalle ultime ricerche storiche pubblicate ultimamente, è emerso che l'assedio dei normanni iniziato nel 1064 durò non fino al 1067 ma fino al 1073. In realtà a Castrovillari esisteva un'importantissima zona monastica eremitica antecedente l'anno 1000, smantellata poi dai Normanni. Alcuni di questi posti erano sede dei Capitoli Provinciali Monastici , da cui avrebbero potuto provenire i monaci fuggiti ad Orval. Vero è che ad Orval quei monaci furono fra i precettori di Goffredo da Buglione e che fu lui e suo fratello, quale re di Gerusalemme a costituire il primo nucleo di Cavalieri che qualche anno dopo la sua morte andarono a formare i Templari.Da una bolla papale risulta che nel 1168 i Templari avevano già una domus a Castrovillari e che tale domus nel 1230 sovraintendeva a tutti i stabilimenti templari calabresi. Nel 1230 Castrovillari risultava come la seconda Capitale Templare nel Regno di Sicilia dopo Messina. Da altre fonti storiografiche e documenti originali esistenti ed ufficiali , risulta che nel territorio di Castrovillari esistevano almeno tre siti templari, andati perduti e che uno di essi fosse anche sede del precettorato regionale. Dagli atti del Processo di Brindisi risulta che l'ultimo Precettore della Domus di Castrovillari fu arrestato il 1307 mentre da una bolla Papale risulta che tale domus fu soppressa il 1311-12 assieme a tutto l'Ordine Templare. Risulta anche che i possedimenti passarono ai Cavalieri Gerosolimitani. Nel territorio compreso fra Castrovillari e Morano Calabro, identificato in epoca romana probabilmente come Submuranum, chiamato, invece, in diversi manoscritti medievali "Conca del Re", pare esistesse, dunque, oltre ad una domus templare andata perduta, anche una città andata perduta e una curia vescovile perduta. Il sito di "Conca del Re" è, in realtà, adiacente ad una località di cui dal 1129 si sono perse le tracce, la cosiddetta "Vallata di Sant' Adriano", come cita un'antica pergamena, "Sancti Adriani Vallis oblicium Conca in Castri-Villarum demani". Nella zona, oggi desolata e brulla, caratterizzata esclusivamente da accampamenti agresti e pastorali, avrebbe dovuto trovarsi un'antichissima abbazia dell'XI secolo, i cui ruderi sembrerebbero essere ancora semisepolti nel terreno. Sono presenti, in questo luogo, un gruppo di costruzioni, rimaneggiate in tempi recenti, tra cui una cappella privata dedicata a San Pasquale di Bylon ed un edificio caratterizzato da colonnati ed arcate. Nei pressi dei ruderi, su un muro rivolto ad ovest, verso monte Monsone, è situata una misteriosa meridiana. La meridiana, che si trova nelle Coordinate 39°50'22,29"N 16°11'35,14", in realtà non sembra essere una meridiana vera e propria: sebbene la presenza di un foro faccia pensare all'esistenza di un eventuale gnomone, e le indicazioni numeriche delle ore si trovano su assi orizzontali, come quelle di tipo babilonese, la meridiana in questione, indica dalle ore 17 alle ore 23 dell'orario babilonese, cioè da sette ad un'ora prima del sorgere del sole , proprio quando non esiste luce solare diretta per far proiettare l'ombra dello gnomone sulla meridiana stessa e cosi determinare l'ora. Inoltre essa non volge né a Sud, né a Nord, come nelle meridiane comuni, ma ad Ovest, verso il vicino Monte Monsone. La misteriosa meridiana reca infine una M impressa su di essa, l'immagine di una bilancia e la firma di un certo Gius.Casella, che sembra sia stato notaio castrovillarese alla fine del XVI sec. La meridiana è nota come meridiana di San Pasquale, dal nome della località e la contrada è conosciuta come la Petrosa di Castrovillari. Nel 1939, sulla cima del monte Monsone, così come indica la Meridiana di San Pasquale è stata ritrovata un' un'affascinante ed altrettanto misteriosa statua in legno della Maddalena oggi custodita nella chiesa omonima a Morano.

Gli scettici sostengono che la meridiana è un semplice orologio solare verticale murale, risalente quasi sicuramente alla fine del XVI secolo. La linea verticale con la M non è altro che la linea meridiana delle ore 12 vere locali e M indica "Mezzogiorno". La linea trasversale è la linea Equinoziale percorsa dal sole nei giorni di equinozio, abbinata al simbolo zodiacale della Bilancia. Le linee orarie numerate da 17 a 23 sono il risultato di un erroneo lavoro di restauro che le sommario ed approssimativo. Tali linee, infatti, non sono altro che le linee orarie delle ore che, data la declinazione gnomonica della parete su cui giace la meridiana, risultano essere molto inclinate e quasi parallele tra loro. L'ora 23 è l'ultima perché la 24 coincide con il tramonto del Sole. Le linee correlate a i numeri compresi tra 17 e 23 fanno pensare ad un rapporto con le ore del giorno, ma le ore, in una meridiana, sono indicate dall'ombra proiettata dal sole che, fra le 20 e le 23, certamente non è più sull'orizzonte. Inoltre, la divisione del giorno in 24 ore dovrebbe essere relativamente recente. Potrebbe darsi che essa sia soltanto un simbolo, magari araldico, che si rifà al concetto di tempo, o una mappa o addirittura un codice, comunque è e rimane un enigma, forse un enigma legato, insieme alla statua a quegli innumerevoli misteri templari noti in tutta l'Italia.

Altri studiosi sulla base di alcuni antichi documenti sostengono, invece, che a raggiungere Orval siano stati gli Eremitani di Sant'Agostino, capeggiati da Ursus, l'abate che dirigeva l'abbazia della Matina di San Marco Argentano, che ricorre nella nascita dell'Ordine di Sion e nell'opera del "consesso segreto" diretto da "frati calabresi" che offrì il trono a Goffredo di Buglione. Pare che essi avessero trovato, intorno al loro insediamento, qualcosa di interessante che riguardava la "X Legio Fretensis" e il Tempio di Salomone. La "X Legio Fretensis", dove 'fretensis' si riferisce allo Stretto di Messina era la decima legione romana di Reggio Calabria, quella che crocifisse Gesù Cristo e che più tardi agli ordini di Tito distrusse il Tempio di Gerusalemme portandone a Roma i tesori ebraici poi trafugati da Alarico. Gli Eremiti Agostiniani di Val di Crati, invece, provenivano dall'eremo silano di San Martino di Pietrafitta, luogo dove Gioacchino da Fiore si ritirò a meditare la Riforma Cistercense e dove anche morì.


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