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mercoledì 2 luglio 2025

✠ RITI DI AMMISSIONE DEI CAVALIERI DEL TEMPIO ✠


✠ RITI DI AMMISSIONE DEI CAVALIERI DEL TEMPIO ✠

Roberto Amato Johannes – SCMOTH 1804 OSMTJ


❖ Introduzione

Nel cuore silenzioso del Tempio, tra pietre consacrate e croci velate di mistero, si celebrava il rito più sacro dell’Ordine: l’ammissione del novizio. Era un cammino spirituale e corporale, fatto di rinunce, prove e segretezza. Così importante che la Regola dell’Ordine vi dedicava ben trenta articoli.


❖ La Rinuncia e la Volontà

Il postulante si presentava con l’intento di “diventare per sempre servo e schiavo della casa (comunità), fino all’ultimo giorno della sua vita” (art. 658). Questo atto non era formale, ma un distacco profondo da tutto ciò che era mondano.
“Una strada si diradrà, e sarà chiamata Via Sacra” (Is 35:8).

Un maestro lo ammoniva:

“Mio buon fratello, chiedete una cosa molto grande, poiché del nostro ordine non scorgete che l’apparenza. Vedete bei cavalli e splendenti armature, cibi squisiti e buoni vini, e vesti eleganti, e allora pensate che con noi starete assai bene. Ma ignorate gli aspri comandamenti che si nascondono dietro tutto ciò… sarà penoso per voi, sarete padroni di voi stessi, servi degli altri.”


❖ L’Istruzione e il Cammino Iniziatico

Dopo l’ammonimento, il novizio doveva decidere se accettare le fatiche del Tempio. Solo allora riceveva la Regola, gli insegnamenti spirituali e la vita comunitaria, fondata sull’unione fraterna.
“Voi siete il corpo di Cristo e membra l’uno dell’altro” (1 Cor 12:27).


❖ Le Prove

La formazione passava per prove fisiche e spirituali: resistenza alla fame, al sonno, al silenzio, alla disciplina. Il postulante si sottoponeva ai voti di obbedienza, castità, povertà, e giurava di combattere “per conquistare, con la forza e il potere che Dio vi ha donato, la Terrasanta di Gerusalemme… e farne quanto è in vostro potere per proteggere e salvare quella che è in mano cristiana.”
E rispondeva:

“Sì, Signore, se a Dio piace” (art. 676).


❖ Il Giuramento e la Trasformazione

Sul libro sacro o su una reliquia, il novizio giurava obbedienza al Maestro e fedeltà al Tempio, suggellando la sua anima con un vincolo eterno. Alcuni elementi simbolici oscuri (come teschi, croci nere o il Baphomet) comparivano a rafforzare l’idea di morte iniziatica.

“Anche Satana si traveste da angelo di luce” (2 Cor 11:14).
Non si trattava di eresia, ma di passaggi interiori, di morte simbolica dell’uomo vecchio.


❖ Cerimonie e Pratiche Controverse

Alcuni atti apparentemente scandalosi – come lo sputo sulla croce o il rinnegamento formale – sono attestati nelle accuse dell’Inquisizione. Ma molti Templari, anche sotto tortura, dichiararono che questi avvenivano fuori dalla cerimonia ufficiale, o addirittura giorni prima o dopo.

Alcuni studiosi moderni hanno visto in questi atti tracce di tradizione goliardica, una forma di “nonnismo medievale”, usata per mettere alla prova la fedeltà del novizio in caso di cattura. Anche alcuni baci rituali (bocca, ombelico, natiche) possono essere intesi in senso simbolico, come gesti di abbandono e sottomissione assoluta, come si fa nell’“inventio” rituale.

Il francescano Stefano di Nery raccontava nel 1291 che un suo parente, iniziato nell’Ordine, fu invitato a baciare il precettore su una parte del corpo – ma rifiutò.
Questo dimostra che tali atti erano più leggende deformate, o gesti non canonici praticati localmente, che parte di un rito universale templare.


❖ L’Assoluzione e il Silenzio

Il percorso si concludeva con la confessione al cappellano, l’assoluzione e l’ingresso definitivo nella milizia del Cristo. Da quel momento, il silenzio e il segreto diventavano parte essenziale del vivere templare.
“Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi” (Gv 20:22-23).


❖ Il Simbolismo della Spoliazione

La gestualità era tutto: spogliarsi delle vesti civili, ricevere il mantello bianco con la croce rossa, essere chiamato “frater”. Tutto ciò insegnava a vivere come già morti al mondo, pronti ad affrontare prigionia, torture, martirio.
“Come un buon soldato di Cristo Gesù, soffri anche tu con me” (2 Tim 2:3).


❖ Conclusione

Essere ammessi nel Tempio non era entrare in un ordine cavalleresco, ma rinascere. Era l’inizio di una seconda vita, fondata su obbedienza, povertà e spada.
“Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi temerò?” (Salmo 27).

Il rito templare è una parabola dello spirito, una morte sacra e una resurrezione nell’Ordine di Dio.


✠ Roberto Amato Johannes
Templare del Sacro Ordine SCMOTH 1804 Osmtj